Basta col Natale. Siamo grassi, esasperati dai parenti, tutti appiccicati d’uvetta ed esattamente stronzi quanto l’eravamo prima. Anzi, di più, che magari ci siamo sbattuti ad andare a cercare i regalini belli e a noi sono toccate cotenne di maiale e zolle di terra con su un fiocco. Basta con le musichette nei negozi e l’angoscia da pacchetto venuto male, basta coi consigli gastronomici su come riciclare gli avanzi e con le interviste agli anoressici iperattivi che la mattina di Santo Stefano vanno a correre al parco. E i buoni propositi? E vostro padre che vi allontana dalla lavastoviglie perchè solo lui può riempirla, anzi, solo lui SA come riempirla. E lo spauracchio del sottaceto che ruzzola sulla tovaglia della festa, devastandola senza rimedio? E il “ma non buttarla via, quella carta da regalo lì”, indicando una roba che sembra finita sotto a una mandria di zebù inferociti, una carta che neanche il neonato bambin Gesù riuscirebbe a restaurare. Ma perchè. Perchè. I tortelli che si rompono, l’arrosto che si sbriciola quando lo tagli. I bambini che ti prendono in giro se credi ancora ad entità sovrannatural-benefiche che arrivano a portarti i doni.
Basta, non ne posso più. Scappiamo… sacripante! Fuggiamo nel bislacco mondo delle chiavi di ricerca di Tegamini, lasciamoci sollazzare dalla sventatezza altrui e lanciamoci pezzi di panettone. E innoviamo, anche. Innoviamo con l’insiemistica, l’unico argomento della matematica che io abbia mai vagamente compreso.
Che è successo dunque, tra le keywords di Tegamini?
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